Di Marina Berati (coordinatrice NoVisezione.org e di VIVO - Comitato per un consumo consapevole) e Massimo Tettamanti (chimico ambientale, responsabile per l'Europa del centro I-CARE, Centro Internazionale per le Alternative nella Ricerca e nella Didattica)
Questa FAQ è stata scritta per fornire un punto di riferimento a chi non conosce bene l'argomento "cosmetici cruelty-free" e incontra sulla sua strada qualcuno che lo induce a desistere dallo scegliere questi prodotti, in particolare da persone che vendono cosmetici, le quali creano confusione su questo argomento, facendo credere che lo Standard "cruelty-free" non abbia alcun valore.
Noi che di cosmetici non ne vendiamo, ma, tra le attività di volontariato, cerchiamo di aiutare le persone a fare, nel proprio piccolo, il possibile per combattere la vivisezione, intendiamo chiarire qui che NON È VERO che comprare un cosmetico (compresi shampoo, dentifrici, ecc.) o un altro è lo stesso e che NON È VERO che l'adesione allo Standard cruelty-free è inutile.
Queste FAQ servono perché abbiamo appurato che è inutile discutere ogni volta per cercare di chiarirsi e ripetere sempre le stesse cose, quindi cerchiamo di spiegare qui una volta per tutte cosa VERAMENTE può fare ciascuno di noi come consumatore per combattere la vivisezione compiuta per la produzione di cosmetici.
Per approfondire l'argomento e per sapere qual è la lista aggiornata delle aziende cruelty free, potete andare alla pagina: http://www.consumoconsapevole.org/cosmetici_cruelty_free.html
Qui invece riportiamo delle breve risposte alle affermazione confusionarie fatte in alcuni forum.
È un prodotto che aderisce allo Standard internazionale 'Non Testato su Animali'. Questa è la Home Page dello Standard per l'Europa (ma lo stesso Standard vale anche per gli USA): http://www.eceae.org/english/hcs.html
Lo Standard si riferisce sia al prodotto finito che agli ingredienti.
"Non Testato su Animali" significa sicuramente che il prodotto finito non è mai stato testato, mentre riguardo agli ingredienti significa che non sono stati testati dopo una specifica data (che varia da un produttore all'altro), chiamata cut-off date, il che equivale a dire non tanto che nessuno degli ingredienti sia MAI stato testato (sarebbe impossibile), ma che non viene incrementata la vivisezione. Nella pratica, significa che il produttore si impegna a non comprare più ingredienti nuovi a partire da quella data (infatti per ogni ingrediente nuovo si devono compiere nuovi test).
Se qualcuno, parlando di cosmetici cruelty-free, si mette a parlare della positive-list, potete smettere di ascoltarlo, perché sta parlando di qualcosa che non c'entra nulla con lo Standard. La positive-list è l'elenco degli ingredienti in commercio nel 1976, ma, che esista o non esista, che quegli ingredienti si trovino ancora sul mercato o meno, è irrilevante, perché lo Standard NON si basa sulla positive-list, ma solo sulla cut-off date di cui sopra, quindi, cancellatevi dalla testa la positive-list quando si parla di cosmetici cruelty-free.
È importante perché è una presa di posizione di chi produce comestici e di chi li compra. In pratica, si dice, alle aziende che vogliono continuare con la vivisezione, e all'Unione Europea: "cambiate le regole, questi test obbligatori non li vogliamo più!". Ci sono tanti altri modi per dirlo, ci sono le petizioni, ci sono le lettere da inviare, ciascuno di noi può fare anche queste altre cose, ma quella di scegliere i cosmetici aderenti allo Standard è UNA di queste cose, ed è una che va a toccare direttamente il portafoglio delle aziende, per cui è importante.
E poi è chiaro che se possiamo scegliere un prodotto che non incrementa la vivisezione al posto di uno che è certamente testato su animali... è certamente da preferire il primo!
Con "ri-test" si intende: cosa succede se un ingrediente viene testato non solo per la messa in commercio, ma anni dopo? Questo è un non-problema: per essere in linea con lo Standard l'azienda deve presentare una dichiarazione del fornitore che attesti che ciascun ingrediente non è stato testato dopo la cut-off date. Se un ingrediente era in regola, e a un successivo controllo (fatto ogni 2-3 anni) non lo è più, perché è stato testato dopo la cut-off date, quell'ingrediente non può più essere usato, e va sostituito con un altro che rispetti i requisiti. Questo problema, comunque, si pone molto raramente, perché a nessuna industria piace fare i test per nulla.
Se poi qualcuno fa dei test su una data sostanza, per ricerca di base, per sfizio, per pubblicare un articolo o quant'altro, in modo del tutto indipendente dal produttore di quell'ingrediente, questo non riguarda lo Standard, perché qualsiasi cosa può essere testata su animali in qualsiasi momento: lo sono anche i succhi di frutta, i cavolfiori e il sale da cucina, sempre per ricerca di base, per sfizio, ecc., ma è lampante che questo non c'entra nulla con gli obblighi di legge o con chi produce quei dati prodotti.
È importante, certamente, conoscere anche altre informazioni sugli ingredienti: se sono di origine animale, se sono vegetali o di origine chimica, se sono inquinanti, ecc. ed è giusto cercare anche queste informazioni, ma ciò non significa che informarsi su questo debba portare a ignorare la questione dei test su animali!
Per l'Italia, sono quelle riportate sul sito VIVO (che non vende nulla e non chiede soldi a nessuno), che comprendono quelle che hanno aderito allo Standard attraverso il disciplinare ICEA-LAV che prevede dei controlli, e quelle che hanno aderito in regime di autocertificazione mandando tutti i documenti necessari alla valutazione ad Antonella de Paola, autrice della "Guida ai prodotti non testati" (Ed. Cosmopolis). In più, sono escluse quelle aziende tali che TUTTI i loro prodotti contengono uno o più ingredienti di origine animale, e sono segnalate quelle che usano in taluni prodotti ingredienti di origine animale. La pagina è questa: http://www.consumoconsapevole.org/cosmetici_cruelty_free/lista_cruelty-free.html
Autocertificazione significa che il produttore prende precisi impegni e li firma. Se poi viene scoperto a mentire, il danno che gliene viene è grande, chi glielo fa fare? Inoltre, se produrre autocertificazioni menzognere fosse così facile, ci sarebbero centinaia di aziende no-cruelty. Viceversa, nonostante siano state contattate tantissime aziende, quelle che hanno risposto positivamente sono solo una diecina in tutta Italia. Sottoscrivere una dichiarazione falsa su carta intestata e timbro dell'azienda è un reato bello e buono, che può costare molto caro a chi lo commette...
Per ora, nessuna, qualsiasi etichetta o dicitura ci sia va ignorata, perché non è indicativa, bisogna solo far riferimento alla lista di aziende aderenti che trovate alla pagina citata sopra.
Il logo relativo allo Standard è la sagoma di un coniglietto che salta con 2 stelline, ma per ora è usato molto poco, anche le aziende aderenti spesso non lo usano, quindi per ora non fateci conto. Se lo trovate, tanto meglio, altrimenti, qualsiasi altro simbolo troviate, ignoratelo.
Puoi approfondire questi argomenti sul forum:
Cosmetici e abbigliamento
Cruelty-Free, autoproduzione
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