Amexis ha scritto:
Come ho scritto altre volte, mi sono fatto il giro di quasi tutti i supermercati della mia città alla ricerca dei prodotti cruelty free della lista vivo, non tralasciando però di controllare i marchi sconosciuti per indagare la composizione chimica o almeno come si comportano con i test sugli animali.
Per quanto riguarda i test su animali nessuna ditta di cosmetici europea ne fa: sul prodotto finito è illegale, sugli ingredienti a parte forse qualche colosso che ne fa in proprio, sono sempre altre aziende a farli. Quindi il modo di comportamento delle aziende con i test su animali è sempre lo stesso, l'unica cosa che le differenzia è il fatto di comprare solo ingredienti "vecchi" che non vengono più testati o comprarne sempre di nuovi contribuendo sempre a nuovi test.
E questo non si capisce guardando il prodotto, la ditta deve prendere un impegno formale sottoscrivendo determinate cose e facendone sottoscrivere altre a tutti i suoi fornitori di ingredienti. Non è una cosa che si può vedere, occorre avere il plico di loro documentazione e controllarla, ed è quello che fa Antonella de Paola e che poi determina l'inclusione o meno nella lista VIVO.
Ma soprattutto nessuna
grande industria cosmetica, a parte Bottega verde che precisa di non fare test sui prodotti finiti (ma questa cosa lo fanno tutti, perchè è obbligatorio non testare i prodotti finiti sugli animali), nessuno si preoccupa di cercare di carpire l'attenzione dei consumatori più sensibili (che secondo certi studi sono anche in crescita).
In realtà fanno bene gli altri: Bottega Verde scrivendo che non fa test sui prodotti finiti fa credere che i suoi prodotti non incrementano la vivisezione, o che abbiano qualche differenza dagli altri, cosa che è falsa. E' come se su un giaccone ci fosse scritto: "per questo giaccone non abbiamo ucciso nessun animale", tu lo compri e arrivato a a casa trovi inserti in pelle, torni al negozio a protestare e ti dicono: "me è vero che noi non abbiamo ucciso nessun animale, lo ha fatto chi ci vende la pelle". Non è una cosa positiva che denota interesse, è una cosa negativa che fa comprare all'acquirente etico prodotti non etici.
Ci sono 4 simboli col coniglietto che indicano che il prodotto non è testato sugli animali, ma che non sono quelli ufficiali delle liste cruelty free.
Questi simboli non hanno alcun significato, non sono loghi ufficiali di qualche standard. Se fai la voce grossa con le aziende ti dicono solo che sono coniglietti decorativi associati alla dichiarazione di non fare test sul prodotto finito. Nessuna legge lo impedisce.
Ad esempio i prodotti elettrici hanno vari simboli che indicano la conformità a determinati standard. Però niente vieta ad un'azienda di inventare un nuovo simbolo, scriverci sotto qulcosa tipo "Super safe". Sta all'acquirente che vede un simbolo che non conosce informarsi per capire se ha un qualche significato o se è uno slogan messo lì dal produttore.
Ma il simbolo usato per i prodotti cruelty free, il simbolo standard è solo questo: https://www.veganhome.it/site_media/img/hcslogo.gif
Esatto, perché non fa riferimento al comportamenteo dell'azienda nei confronti dei test su animali (che è uguale per tutte: non ne fanno), ma alla scelta di ingredienti che non incrementino la vivisezione.
Il punto è che molte di queste aziende sono piccole e spesso di difficile reperimento. Forse loro non fanno davvero test su animali
Di certo non ne fanno: è illegale fare test su animali sul prodotto finito e i test sugli ingredienti vengono fatti alla messa in commercio, quindi prima che l'azienda possa comprarli: se l'azienda ha un ingrediente allora è già stato testato da altri e il danno è fatto.
ma di sicuro quel simbolo usato, che non si
attiene agli standard ufficiali riportati qui: http://www.consumoconsapevole.org/cosmetici_cruelper il coniglio (o meglio non è quello ufficiale), crea confusione e potrebbe non essere realmente etico al 100%
Non solo non è realmente etico, è proprio un modo per prendere in giro il consumatore e per far comprare prodotti che incrementano la vivisezione a chi non vuole farlo. Quelle aziende sono le prime da bociottare perché ci prendono in giro:
1) scrivendo che non fanno una cosa che nessuna azienda europea può fare
2) facendo credere che il problema siano i test sul prodotto finito quando sono quelli sugli ingredienti
Sarebbe bene che questi coniglietti non richiesti e queste diciture, non continuassero a proliferare indisturbate, ma che ci fosse un serio controllo perchè, se è anche possibile che ci siano molti produttori in buona fede (ai quali non costerebbe nulla fare l'autocertificazione ed aderire agli standard), ci possono essere molti altri produttori che potrebbero trarre vantaggio da chi, ingenuamente, si fida della dicitura della confezione. Si potrebbe andare incontro addirittura alla frode a parer mio.
La legge non può vietare di scrivere che il prodotto finito non è testato su animali, loro ti rispondono che anche se la legge vieta tali test non è reato dire che non li fanno. E se vogliono mettere un coniglio vicino a tale scritta nessuna legge lo impedisce.
D'altra parte è quello che fa VeganOK: dichiara delle cose riguardo ai test su animali che tutte le aziende d'Euorpa soddisfano, quindi tutte le aziende dietro pagamento possono apparire meglio delle altre. Sulla correttezza della cosa penso che non ci siano dubbi, sul danno per gli animali neppure, ma dal punto di vista legale non si può dire che mentano.
Nella mia ricerca ho trovato 5 produttori diversi che utilizzavano questi stemmi non riconosciuti, nessuno dei quali è incluso nelle liste cruelty free, questa cosa è davvero preoccupante e vorrei sapere che ne pensate voi a riguardo.
E' una cosa scorretta ma non possiamo farci niente. Non è illegale, al limite una cosa da associazioni di cosumatori, ma su un discorso tanto complesso che è anche difficle da spiegare alla gente temo sia una battaglia persa in partenza. Una cosa è quando un attore si spaccia per medico per dare consigli agli acquirenti e parte l'accusa di pubblicità ingannevole, altra cosa è andare a spiegare in sede legale lo standard cruelty-free, il discorso della cut-off date, come un coniglietto che non è quello standard o dichiarazioni come quelle di VeganOK possono influenzare il consumatore ecc. ecc.