Ho scritto alla Pierpaoli. E mi hanno risposto!

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1 Indigo, 18/02/19 14:19

Ciao, letti alcuni commenti circa l'uscita della Pierpaoli dalle liste Cruelty-free ho scritto per chiedere spiegazioni. Ecco cos'hanno risposto:

[ ... ]

C'è da essere allegri?

2 Andrea, 18/02/19 14:36

Ho cancellato il testo del mail perché riprodurre un mail di un'azienda può portare a una querela.

Il mail diceva sostanziamene che presto troveremo il logo della “The Vegan Society” in sostituzione del logo “cruelty free”.

C'è da essere allegri?

No, la certificazione della Vegan society non garantisce assolutamente nulla sui test su animali, dicono “…che lo sviluppo e/o la lavorazione del prodotto finito e dove applicabile dei suoi ingredienti non comportino test di alcun genere su animali svolti per iniziativa dell’azienda, sia per proprio conto sia da parti terze su cui l’azienda abbia effettiva possibilità di controllo.”

Ma è proprio qui il problema: i test su animali vengono effettuati da terze parti sulle quali l'azienda NON ha la minima popolosità di controllo. Quindi tutta quella dicitura aggira il problema.

In parole povere.

- La certificazione vegan society dice: "visto che alcuni ingredienti sono testati su animali e che noi non abbiamo controllo su questo tipo di test, non possiamo farci niente e li usiamo".

- Lo standard cruelty-free dice: "visto che alcuni ingredienti sono testati su animali e che noi non abbiamo controllo su questo tipo di test, decidiamo di evitarli e scegliamo al loro posto ingredienti equivalenti che non sono testati su animali.".

3 Indigo, 18/02/19 15:02

Grazie.
Sempre nella lettera facevano riferimento al fatto che il logo cruelty free venisse segnalato dall'autorità come "enunciazione di un inesistente vantato pregio differenziale che, mirando all’acquisizione di un indebito beneficio, genera ingannevolezza nel consumatore".

Quindi può essere stato questo il motivo del cambio? In tal caso la sostanza non cambierebbe...

4 Andrea, 18/02/19 18:46

Indigo ha scritto:
Sempre nella lettera facevano riferimento al fatto che il logo cruelty free venisse segnalato dall'autorità come "enunciazione di un inesistente vantato pregio differenziale che, mirando all’acquisizione di un indebito beneficio, genera ingannevolezza nel consumatore".

Sì, questa è una cosa vera e gravissima: lo IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) sta creando enormi problemi a chi aderisce allo standard. Hanno iniziato attaccando chi usa il claim "Non testato su animali", e diciamo che hanno anche ragione perché il prodotto finito non può essere testate su animali, quindi la dicitura fa sembrare che il prodotto abbia qualche caratteristica positiva che invece è imposta per legge. Però invece di creare problemi a chi NON è cruelty free e usa quella dicitura per far credere di esserlo, lo fanno con chi è veramente cruelty-free e usa quella dicitura solo per semplicità.

Come se non bastasse hanno deciso che anche il semplice fatto di dire che si ha la certificazione è ingannevole, il che è assurdo perché:

1) La certificazione viene data da ICEA, un ente autorizzato dallo stato, ed è del tutto legittima, non può essere pubblicità ingannevole. Sarebbe come dire che chi ha una laurea in Economia e commercio (una a caso) e lo scrive nel curriculum fa una cosa ingannevole perché qualcuno la considera una laurea inutile.

2) In tutto il mondo si usa quello standard proprio perché è l'unico che permette di non contribuire alla vivisezione, l'Italia sta diventando l'unico paese in cui non lo si può usare.


Quindi può essere stato questo il motivo del cambio? In tal caso la sostanza non cambierebbe...

Il motivo credo sia stato questo, però la sostanza cambia: potrebbero aderire lo stesso e non mettere il logo sulle confezioni, potrebbero aderire allo standard con auto.-certificazione come tante altre aziende.

Se invece decidono di non aderire più, ossia di non dichiarare più che seguiranno una certa politica nella scelta degli ingredienti allora cambia tutto, però stiamo a vedere cosa faranno veramente, possono ancora decidere di aderire lo stesso allo Standard senza mettere il logo sui prodotti.

Aspettiamo qualche mese e vediamo.

Oltretutto, per una ditta che parte da una situazione in cui è già cruelty-free continuare ad aderire con auto-certificazione sarebbe veramente semplicissimo.

5 Indigo, 19/02/19 09:35

Grazie Andrea, sei davvero informatissimo!

Io vorrei rispondere loro in modo costruttivo, inserendo tutto questo che hai scritto e facendo presente che molti di noi scelgono in base alla certificazione.
Secondo te che parole potrei usare per cercare di "spingere" su questo punto?

Grazie ancora!

6 Andrea, 19/02/19 14:43

Indigo ha scritto:
Io vorrei rispondere loro in modo costruttivo,

Sì, sono d'accordo, anche perché loro sono vittime in tutto questo: spedono per la certificazione e poi viene impedito loro di utilizzarla!

Io direi loro che:

1) La certificazione Vegan Society dal punto di vista della vivisezione garantisce solo che vengano evitati i test effettuati "da parti terze su cui l’azienda abbia effettiva possibilità di controllo.” ma questo non basta a chi è contro la vivisezione perché i test su animali che si fanno oggi vengono quasi sempre effettuati da parti terze su cui l’azienda NON ha effettiva possibilità di controllo. Quindi per comprare un prodotto abbiamo bisogno che aderisca allo standard cruelty-free, l'unico che evita questo tipo di test.

2) Possono aderire allo standard rinnovando la certificazione e poi non mettere il logo sulla confezione, tanto la gente è abituata a usare l'elenco delle ditte certificate.

3) Se ritengono che pagare per una certificazione della quale non possono usare il logo sia inutile (ma non è così perché la gente è abituata a usare l'elenco delle ditte certificate e non i loghi sulle confezioni) allora possono passare all'auto-certificazione gratuita di VIVO: devono prendere esattamente lo stesso impegno e produrre la stessa documentazione.

7 Myeu, 19/02/19 22:36

Oltre ai punti già evidenziati da Andrea, io ti consiglierei di scrivere la mail puntando sul fatto del loro impegno come azienda nella lotta contro la vivisezione. In sostanza, dovresti cercare di fargli capire che tutto lo sforzo che hanno fatto finora per rispettare lo Standard verrebbe perso se aderissero alla Vegan society, mentre potrebbero continuare sulla stessa linea, con la fiducia dei consumatori, attraverso l'autocertificazione.

PS: ma tu quando gli hai scritto? Io sono ancora in attesa di una risposta...

8 Marina, 19/02/19 23:48

Alla Vegan Society comunque hanno già aderito, c'è già da un pezzo il logo sui loro prodotti. Comunque quell'adesione non è che non vada bene, è un'indicazione che non hanno ingredienti animali, quindi va benissimo che ci sia, solo che non basta e devono fare anche quella contro la vivisezione.

9 Indigo, 20/02/19 12:29

Andrea ha scritto:
Sì, sono d'accordo, anche perché loro sono vittime in tutto questo: spedono per la certificazione e poi viene impedito loro di utilizzarla!

Io direi loro che:

1) La certificazione Vegan Society dal punto di vista della vivisezione garantisce solo che vengano evitati i test effettuati "da parti terze su cui l’azienda abbia effettiva possibilità di controllo.” ma questo non basta a chi è contro la vivisezione perché i test su animali che si fanno oggi vengono quasi sempre effettuati da parti terze su cui l’azienda NON ha effettiva possibilità di controllo. Quindi per comprare un prodotto abbiamo bisogno che aderisca allo standard cruelty-free, l'unico che evita questo tipo di test.

2) Possono aderire allo standard rinnovando la certificazione e poi non mettere il logo sulla confezione, tanto la gente è abituata a usare l'elenco delle ditte certificate.

3) Se ritengono che pagare per una certificazione della quale non possono usare il logo sia inutile (ma non è così perché la gente è abituata a usare l'elenco delle ditte certificate e non i loghi sulle confezioni) allora possono passare all'auto-certificazione gratuita di VIVO: devono prendere esattamente lo stesso impegno e produrre la stessa documentazione.

Grazie Andrea, davvero grazie. Risponderò loro con le tue parole, sono perfette!!!!

10 Indigo, 20/02/19 12:38

Myeu ha scritto:
Oltre ai punti già evidenziati da Andrea, io ti consiglierei di scrivere la mail puntando sul fatto del loro impegno come azienda nella lotta contro la vivisezione. In sostanza, dovresti cercare di fargli capire che tutto lo sforzo che hanno fatto finora per rispettare lo Standard verrebbe perso se aderissero alla Vegan society, mentre potrebbero continuare sulla stessa linea, con la fiducia dei consumatori, attraverso l'autocertificazione.

PS: ma tu quando gli hai scritto? Io sono ancora in attesa di una risposta...

Grazie!!!! Interessante quanto hai scritto!

Ho scritto via mail qualche giorno fa!

11 Indigo, 20/02/19 14:47

Ho scritto alla Pp e mi hanno già risposto, posso pubblicare la risposta?

12 Andrea, 20/02/19 15:18

Indigo ha scritto:
Ho scritto alla Pp e mi hanno già risposto, posso pubblicare la risposta?

No, solo un sunto tipo "Hanno detto che valuteranno..." (consulenza di uno studio legale sull'argomento, qualche anno fa abbiamo chiesto perché c'erano voci versioni contrastanti sulla liceità o meno della pubblicazione di mail aziendali).

13 Indigo, 20/02/19 18:20

Andrea ha scritto:
No, solo un sunto tipo "Hanno detto che valuteranno..." (consulenza di uno studio legale sull'argomento, qualche anno fa abbiamo chiesto perché c'erano voci versioni contrastanti sulla liceità o meno della pubblicazione di mail aziendali).

ok grazie

14 Andrea, 20/02/19 18:51

Scusa, ho cancellato il messaggio perché anche se riassunto erano in parte notizie confidenziali date in anteprima a te da quanto scritto.

Comunque in sostanza possiamo dire che l'azienda resta cruelty-free ed è solo un tecnicismo il fatto che al momento sia fuori dallo standard.

15 Indigo, 20/02/19 21:08

Scusa tu Andrea.
Bene dai, speriamo che non siano solo parole le loro, ma mi sembrano seri.
Grazie a tutti/e!!

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Cos'hanno in comune queste persone? Ciascuno di loro sta salvando migliaia di animali.

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