I vegetariani e l'acqua
E' la dieta di una persona, non tanto il tempo che trascorre sotto la doccia, a determinare quanta acqua consumi, al punto che chi ama le bistecche o un arrosto di agnello attinge in quantita' doppia di un vegetariano,
alle sempre piu' scarse risorse idriche mondiali.
E’ di questi giorni la notizia lanciata dall’agenzia Ansa che riporta una “clamorosa” presa di posizione del direttore generale dell'International Water Management Institute, prof. Frank Rijsberman, nella relazione presentata al Congresso internazionale di scienza delle colture, tenutosi a Brisbane in Australia.
Rijsberman ha affermato nella sua relazione che il maggiore consumo d’acqua da parte dell’uomo, è causato dalla dieta carnea, in breve: chi consuma la carne consuma una quantità doppia d’acqua rispetto ad un vegetariano.
Contrariamente a ciò che si è portati a pensare, non è il consumo casalingo con tutti i suoi sprechi, il maggiore responsabile dell’impiego massiccio d’acqua da parte dei cittadini delle nazioni maggiormente industrializzate, ma è l’alimentazione carnea con tutto ciò che essa comporta dal punto di vista agricolo ed industriale. Lo studioso ha affermato che: ''in media ci vuole una quantità di acqua
70 volte maggiore per produrre cibo per le persone, rispetto all'acqua consumata per usi domestici'',
inoltre per produrre un chilo di carne di manzo è necessaria una quantità d’acqua oltre 13 volte superiore a quella necessaria a produrre lo stesso peso in cereali. E’ stato calcolato che la dieta di un tipico mangiatore di carne ha un costo di 5.400 litri d'acqua al giorno, il doppio di un vegetariano che riceve lo stesso valore nutritivo.
Queste considerazioni, che possono parere incredibili per chi non è vegetariano o vegano, rappresentano finalmente un primo raggio di luce che filtra dal velo di omertà e disinformazione che da sempre ammanta tutto ciò che riguarda l’industria della carne; dietro ad una bistecca vi sono enormi interessi economici che partono da molto lontano. Se solo pensiamo che al mondo vi sono circa 15 miliardi di animali allevati dall’uomo, che i paesi industrializzati impiegano ben due terzi delle loro produzioni di cereali per l’allevamento di tali animali, e che per fare ciò sfruttano le migliori terre dei paesi del terzo mondo, allora si può cominciare a capire che la “questione vegetariana” assume connotati ben diversi da ciò che si può dedurre da un’analisi superficiale, e che diventare vegetariani o vegani, è in assoluto un atto di giustizia non solo nei riguardi degli animali, ma anche nei riguardi del pianeta e della nostra stessa specie.
La carne che i paesi ricchi esigono è letteralmente la rovina dei paesi poveri costretti a pesanti esportazioni di cereali destinati all’alimentazione degli animali (36 dei 40 Paesi più poveri del mondo esportano cereali negli USA dove il 90% viene utilizzato nella zootecnia) per il semplice fatto che risulta più conveniente economicamente esportare i cereali per gli animali, piuttosto che darli direttamente ai propri cittadini che muoiono di fame.
Senza passare ad analizzare i danni derivanti dall’inquinamento ambientale causati dall’allevamento degli animali destinati al macello, si può direttamente fare una considerazione finale: se tutti i terreni coltivabili fossero convertiti ad agricoltura per consumo umano, si potrebbe sfamare una popolazione umana mondiale 5 volte superiore all’attuale, tale dato appare incredibile di fronte al fatto che circa 13 milioni di esseri umani ogni anno muoiono di fame. (*)
Ma torniamo all’acqua e alla sua relazione con la carne, come mai ce ne vuole così tanta per “produrre” una bistecca?
La risposta è molto semplice: gli animali sono esseri viventi esattamente come noi (anche se qualcuno si ostina ancora ad affermare il contrario) e non sono macchine create per la trasformazione di proteine vegetali in proteine animali. Un vitello mangia non per ingrassare per la nostra tavola, ma per vivere, per mantenere la propria temperatura corporea, per muoversi, per respirare. Tali attività, del tutto naturali, sottraggono proteine dalla tavola del consumatore carnivoro: per ottenere 1 Kg di carne, infatti, occorrono ben 15 Kg di cereali. Oltre a questo elemento di non trascurabile importanza, bisogna tener conto che si devono impiegare ingenti quantità di petrolio e risorse idriche per la coltivazione dei cereali, pesticidi e fertilizzanti per mantenere alta la produttività dei campi agricoli.
Acqua, energia elettrica e farmaci per l’allevamento degli animali ammassati nelle stalle-lager degli allevamenti intensivi. Il tutto per portare nel più breve tempo possibile il nostro povero vitello ad un peso sufficiente per la macellazione, che prelude alla lavorazione e distribuzione della sua carne, che richiedono, a loro volta, acqua e petrolio in grandi quantità.
Tutta questa oscena catena “di smontaggio” oltre a sfruttare, maltrattare ed uccidere miliardi di innocenti animali, uccide lentamente anche il nostro pianeta, ed uccide anche indirettamente molti nostri simili che non hanno di che sfamarsi. Quindi, l’affermazione del prof. Rijsberman potrebbe suonare ad un vegetariano, e meglio ancora ad un vegano, come un’affermazione del tutto scontata.
Tali prese di posizione, però, sono importantissime perché l’opinione pubblica cominci finalmente a recepire il problema (o perlomeno non faccia più finta di non sapere), a prendere coscienza che lo stile alimentare carneo, non solo è crudele e ingiusto nei riguardi degli animali, ma lo è anche nei riguardi del pianeta e degli uomini stessi.
Già l'economista Jeremy Rifkin nel suo libro «Ecocidio», illustrò con competenza e dovizia di particolari il problema della carne e dell’esaurimento delle risorse terrestri non rinnovabili, ora i segnali d’allarme si moltiplicano, e tra pochi anni (quando forse, come hanno previsto già in molti, scoppieranno le prime guerre per il controllo delle risorse idriche), la situazione sarà così critica che tutti saremo costretti ad intraprendere un difficile programma di conversione delle attività umane verso un modello sostenibile che permetta a tutti (e soprattutto al nostro pianeta) di continuare a vivere. Quando l’umanità, ed in primis l’occidente industrializzato, si troverà a fare i conti con questi enormi problemi, allora l’uomo sarà costretto a cambiare anche il suo regime alimentare. Ecco perché sono già in molti a dire che il futuro è vegano, non lo sarà per scelta, ma per necessità.
Adriano Fragano
(*) Dati estrapolati da: “Noi siamo vegetariani…. e tu?” a cura del Coordinamento Nazionale Associazioni Animaliste
http://www.iovegetariano.it/modules.php?name=News&file=article&sid=14