Presidi Agri Veg, come creare una filiera agricola vegan

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1 Vulneraria, 12/08/16 19:10

E' un annuncio per la ricerca di aziende agricole vegane, ma se i moderatori me lo permettono lo posto qui perché penso possa creare delle riflessioni." L'annucio" non è di fatto rivolto solo ad incentivare la nascita di realtà agricole con un'etica antispecista ma anche a formare degli acquirenti o sostenitori consapevoli dell'importanza di una filiera agricola vegana.
Per ora solo una pagina Fb https://www.facebook.com/presidiagriveg/ la mail info@brugnola1932.com
Abbiamo pensato di creare la pagina per poter rispondere a quanti ci chiedono info su come abbiamo fatto e le difficoltà che abbiamo incontrato.
Buona lettura e se sognate di cambiare vita...benvenuti :-)
Tratto dalla pagina fb
Per presidio si intende un’attività produttiva che rispetti i principi vegani e antispecisti e che sia insediata in un ambiente rurale. In Italia esistono vaste zone considerate disagiate, dove sono pesantemente forti i fenomeni di abbandono del territorio.
Coloro che si insediano in questi luoghi, che in questi luoghi abitano, vivono tutto l’anno, che da questi luoghi traggono sostentamento e vita, promuovendo uno stile di vita vegano, antispecista ed ecosostenibile, queste persone creano un presidio, un avamposto verso il cambiamento.
I presidi devono necessariamente essere attività produttive, perché da queste nasce il sostentamento per loro stessi e per la società in cui si sono insediati. Devono difendere le aree verdi, le colture, i pascoli, gli animali normalmente considerati da reddito e soprattutto devono difendere i selvatici che, in quei luoghi abbandonati, si sono insediati fuggendo all’urbanizzazione selvaggia.
I presidi possono offrire ospitalità turistiche, coltivare e produrre cibo, promuovendo il territorio e un modo di vita sostenibile, rigorosamente ed esclusivamente vegano, rispettoso dell’ambiente. Il loro compito è di offrire prodotti sani, permettere la scoperta di zone dimenticate attraverso un turismo e uno stile di vita nuovo. Producono dove altri sono fuggiti, coltivano dove altri hanno abbandonato, resistono dove altri hanno ceduto ma soprattutto convivono nel territorio con tutti gli animali che vi abitano.
I presidi non chiedono denaro in forma di donazioni, essendo attività produttive vi offrono i loro prodotti e i loro servizi.
Sono presenti sul territorio tutto l’anno, a testimoniare che esiste un modo nuovo di sopravvivere dignitosamente senza cedere alle logiche di mercato che vedono le persone concentrarsi nelle aree ad elevata densità. I presidi con la loro presenza portano il cambiamento pretendendo il menù vegano negli asili e nelle scuole, parlando di bambini vegani ai pediatri presenti in zone montane o depresse. Legano il territorio con una maglia fatta di esperienze personali e stili di vita moderni.
Se hai un’azienda agricola che rispetta i principi vegani e antispecisti, se vivi lontano dalle zone urbanizzate, allora puoi essere un presidio verso il cambiamento.
I presidi sono centri di aggregazione culturale e produttiva per traghettare la società rurale verso un cambiamento reale. Un cambiamento che parte dal basso per salire verso l’alto e non viceversa come è sempre stato.
Le piccole realtà produttive sono essenziali perché sono da sempre la base del tessuto economico italiano. Sono flessibili e adattabili, sono a misura di famiglia e dunque a stretto contatto con la vita di tutti i giorni, sono alla portata di tutti coloro che vogliono con un po’ di sforzi cambiare la propria esistenza.
Forse non tutti sanno che ogni agricoltore può richiedere l’apertura di un piano di abbattimento straordinario al cinghiale o al capriolo, quando è vittima di danni da parte di questi animali, oppure se fa parte delle squadre di abbattimento, quando ha il congelatore vuoto.
La creazione dei presidi è fondamentale anche per non abbandonare tutti i selvatici che diventano vittima di ogni tipo di caccia legalizzata. E’ il caso di ricordare che le specie volatili che popolano le nostre campagne si sono evolute in un ambiente rurale caratterizzato da zone coltivate circondate da aree ad arbusti che ne fanno da protezione. L’abbandono dell’agricoltura conduce ad un avanzamento delle aree boschive con conseguente perdita delle condizioni favorevoli allo sviluppo di milioni di volatili che per secoli hanno nidificato e vissuto nelle nostre campagne. Anche in questo caso i presidi hanno un ruolo fondamentale per una corretta conservazione del territorio.
L’aspetto di maggiore importanza è quello culturale. E’ la capacità di diffondere un modo di vita moderno e rispettoso dell’ambiente e degli animali che lo popolano, oltre che a fungere da rifugio per ex animali da reddito. L’aspetto culturale è importantissimo, perché tramite il turismo si educano le persone verso stili di vita migliori, permettendo al turista di toccare con mano una realtà contadina diversa. Non più un turismo fatto di cemento e mostri monumentali ma un turismo che nasce dai borghi dimenticati d’Italia, un turismo lento che si prende il tempo per conoscere e apprendere la forza dell’antispecismo.
Questa operazione vuole essere un invito a creare nuove realtà produttive agricole etiche e di legare e dare voce a quelle poche che sono già sorte al fine di diffondere un modo nuovo di imprenditoria familiare secondo i principi vegani. Insieme potremo essere più forti, aiutare i nuovi insediamenti e costruire un nuovo futuro.
Quando ogni vegano acquista del cibo, spesso e senza saperlo, paga un’azienda che non segue assolutamente i suoi principi, magari l’azienda produce orticole e allevamento di ovaiole, oppure cereali e carne o latte. Promuovere una filiera di produzione delle materie prime vegan, vuol dire investire su una nuova economia, formata da piccoli imprenditori agricoli che condividono i principi etici. Vegan dalla terra alla tavola senza lasciare questo mercato alle grosse aziende di distribuzione che trattano indistintamente ogni genere alimentare.
I presidi non sono oasi, rifugi o santuari, queste realtà sono ormai presenti e affermate; i presidi sono degli avamposti produttivi dove si costruisce un futuro antispecista in modo pratico, dove animali ed esseri umani convivono nella medesima economia ma dove non si fa uso di volontariato, come in una qualsiasi impresa. Sono come falangi delle dita di una mano, dotate di un proprio movimento, ma se in pericolo devono poter reagire tutte insieme, chiudersi a pugno, parlando un’unica voce anche se distanti chilometri tra loro. Se un presidio è in pericolo deve poter contare sempre sull’appoggio del mondo antispecista, ma bisogna ricordarsi che i presidi offrono un cambiamento culturale e la cultura si espande in un’ottica di comunicazione ed esperienze e non in un’ottica di guerra.
Un allevatore di vacche da latte mi disse un giorno: “cosa dovrei farci dei miei animali adesso, sono il mio reddito e il mio sostentamento, per voi è facile parlare avete tanti volontari ma io se prendo i volontari mi danno la multa” I presidi rispondono a questa domanda essendo attività produttive che non sfruttano gli animali e come ogni impresa non posso usufruire dei volontari, possono però produrre e trattare animali e persone in modo etico. Perché vegan non è solo un modo di mangiare ma è un modo di vivere.

2 Andrea, 12/08/16 19:22

Vulneraria ha scritto:
I presidi devono necessariamente essere attività produttive, perché da queste nasce il sostentamento per loro stessi e per la società in cui si sono insediati. Devono difendere le aree verdi, le colture, i pascoli, gli animali normalmente considerati da reddito

I presidi non sono oasi, rifugi o santuari, queste realtà sono ormai presenti e affermate; i presidi sono degli avamposti produttivi dove si costruisce un futuro antispecista in modo pratico, dove animali ed esseri umani convivono nella medesima economia ma dove non si fa uso di volontariato, come in una qualsiasi impresa.

I presidi rispondono a questa domanda essendo attività produttive che non sfruttano gli animali e come ogni impresa non posso usufruire dei volontari, possono però produrre e trattare animali e persone in modo etico.

Ma alla fine che ruolo hanno gli animali? Sono animali salvati che vivono il resto della loro vita in pace senza essere fatti riprodurre e senza essere utilizzati per vendere prodotti animali? In altre parole, vendereste latte, miele, formaggio, lana ecc.? Dai passaggi riportati sembra di sì (o capisco male io), ma in tal caso sarebbe un'attività tutt'altro che vegan e gli animali verrebbero sfruttati e uccisi (quindi o capisco male io o il testo non è chiaro).

3 Vulneraria, 12/08/16 20:17

No! Se rispetta i canoni vegani e antispecisti non può esserci sfruttamento animale. Az. agricola non vuole dire solo latte, carne e lana, sono ortaggi, legumi, frutta, cereali.
Gli animali sono spesso presenti in una realtà agricola perché in agricoltura ci sono spazi ampi e gli animali sono perfettamente integrati. Per esempio i miei conigli mangiano tutto quello che non viene consumato nell'orto o scarti degli ortaggi, le galline fanno altrettanto. Entrambi questi animali regalano amicizia e concime a rapida cessione. I miei asini mi fanno una grande compagnia ma servono anche a brucare e tenere i pascoli attivi. Loro regalano concime a lenta cessione e mi accompagnano nelle passeggiate per i boschi. I miei cani ricordano al lupo che sono meglio i caprioli che il cibo facile vicino alla fattoria e lo tengono lontano dall'uomo (perché sono pochi i vegani). In una realtà dedita alla caccia come quella in cui vivo abbiamo ottenuto il menù vegano per l'asilo di nostro figlio. Questo è un presidio. Io vivo in montagna ma quando compero dei fagioli che da me non vengono, mi piacerebbe comperarli da un contadino che segue i miei principi. Ci produciamo spesso il tofu, vorrei poter acquistare la soia da un'azienda agricola che segua i miei principi. Se non sei vegan non puoi essere un presidio, se c'è sfruttamento non puoi essere vegan. Nessuno dei nostri animali è stato acquistato o riscattato in denaro.

4 Andrea, 12/08/16 21:27

Ah ok, però allora consiglio di dirlo in modo esplicito perché noi sappiamo che non è possibile avere prodotti animali senza sfruttamento e morte ma ci sono vari progetti che con frasi come quelle che ho evidenziato ("animali ed esseri umani convivono nella medesima economia") fanno credere che sia possibile e vendono prodotti animali spacciandoli per privi di crudeltà definendosi "vegan".

5 Vulneraria, 13/08/16 07:28

Hai ragione, pensavo di essere stato chiaro. Per economia si intende un economia diversa, etica appunto. Un'economia che permetta ad una famiglia di vivere della propria terra, ma va oltre l'autoproduzione altrimenti sarebbe un micro circuito chiuso.
Grazie per i consigli.

6 Emili@, 13/08/16 10:02

Molto interessante. Grazie per averlo postato.

Cos'hanno in comune queste persone? Ciascuno di loro sta salvando migliaia di animali.

Siamo tutti diversi, trova il modo adatto a TE per aiutare gli animali!